L’intelligenza artificiale e i robots stanno cambiando il mondo a una velocità dirompente. La promessa (forse sarebbe meglio dire la minaccia?) è che le macchine intelligenti saranno in grado di fare ogni attività meglio e in maniera più economica rispetto agli esseri umani. Giusto o sbagliato che sia, un settore industriale dopo l’altro sta finendo tra le spire dell’AI e della robotica avanzata, con benefici (e svantaggi) ancora tutti da scoprire. In questo articolo, prendiamo spunto dal paper When Will AI Exceed Human Performance? Evidence from AI Experts, recentemente pubblicato dal Future of Humanity Institute dell’Università di Oxford, per condividere alcune valutazioni sul tema.

Un ironico tweet sul tema

Fonte: Twitter

La domanda è la seguente: quando l’intelligenza artificiale e i robots supereranno le prestazioni umane? Tradotto: quando una macchina sarà in grado di fare il tuo lavoro meglio di te?
Il Future of Humanity Institute dell’Università di Oxford ha ascoltato il parere dei principali ricercatori mondiali attivi nel campo dell’intelligenza artificiale, chiedendo loro quando le macchine intelligenti saranno meglio degli esseri umani in una vasta gamma di compiti. Per BullsandBears.it molte risposte rappresentano una vera e propria sorpresa (qualcuno pensa che i venditori al dettaglio possano essere “superati” nella qualità del loro ruolo in 6-7 anni!).

Il risultato del sondaggio su AI e robots tra i massimi esperti di AI

NOTA al grafico

In ascissa gli anni (a partire dal 2016) necessari all’AI per superare l’uomo – la retta rappresenta il range temporale (min-max) e il circoletto la media delle risposte

In ordinata gli eventi oggetto dell’indagine

Nel lungo e lunghissimo periodo

AI e Robots nel lungo periodo

Nel breve e medio periodo
AI e Robots nel breve e medio periodo

Fonte: paper When Will AI Exceed Human Performance? Evidence from AI Experts, Future of Humanity Institute, University of Oxford

Sulla base delle risposte date dai 352 esperti intervistati, si nota come l’AI (e i robots a cui viene applicata) supererà gli esseri umani nei prossimi dieci anni in compiti quali la traduzione delle lingue (entro il 2024), la scrittura di temi a livello di scuola superiore (entro il 2026) e la guida dei camion (entro il 2027).
Ma molti altri compiti richiederanno molto più tempo per poter essere padroneggiti dai robots. L’AI non sarà migliore di noi “comuni mortali” nella vendita al dettaglio fino al 2031 nè riuscirà a scrivere un bestseller fino al 2049, o a lavorare come chirurgo fino al 2053.

Bonus: per il boss di Alphabet-Google (GOOG, GOOGL), Eric Schmidt, l’AI non creerà una disoccupazione di massa

Bonus: JPMorgan (JPM) stima che solo il 10% degli attuali traders utilizzino le tecniche d’investimento basate sull’analisi fondamentale (tra questi BullsandBears.it) per operare sui mercati borsistici, mentre il resto sarebbe “in mano” a trading quantistici automatizzati generati dai computer

Bonus: anche Barack Obama, nel suo ultimo discorso a Chicago, ha identificato un solo pericolo per quanto riguarda l’economia: “La prossima ondata di delocalizzazione non arriverà dall’esterno”, ha detto, “ma dall’avanzata inarrestabile dell’automazione, che renderà obsoleti molti buoni posti di lavoro tipici della classe media”.

Gli esperti non sono infallibili

Naturalmente, gli esperti sono tutt’altro che infallibili. Avevano infatti previsto che i robots guidati dall’AI non sarebbero stati meglio dell’uomo nel gioco del Go prima del 2027 mentre è successo nel 2016, quando DeepMind di Google ha sconfitto il campione europeo della specialità.

I soloni dell’AI preconizzano, con una probabilità pari al 50 per cento, che i robots saranno meglio degli esseri umani più o meno in tutte le attività in circa 45 anni.

Questa è comunque un tipo di previsione da prendere cum grano salis. Un orizzonte di 40 anni dovrebbe sempre sollevare un campanello d’allarme. Vi ricordate ad esempio della promessa della fusione nucleare fredda? La stiamo ancora aspettando nonostante gli annunci fatti (nel 1983).

Robots umanoidi al lavoro

La Glory Ltd (6457) è un’azienda giapponese che ha progressivamente aumentato l’utilizzo di robots nei propri stabilimenti produttivi, ma che ha visto il contemporaneo incremento della forza lavoro umana.

Quarant’anni è un numero importante per fare previsioni perché rappresenta la durata della vita lavorativa della maggior parte delle persone. Quindi ogni trasformazione che si prevede succeda oltre quel lasso di tempo significa che il cambiamento avverrà oltre la vita lavorativa di tutti coloro attualmente al lavoro. In altre parole, tale “mutazione” presumibilmente accadrà grazie a (o a causa di) tecnologie di cui gli esperti non hanno attualmente alcuna esperienza (o che potrebbero essere agli albori). La cautela è d’obbligo.

Bonus: anche i robots, a volte, inciampano…

Fonte: Twitter

Una curiosità: a fronte di una previsione media di 45 anni per l’avverarsi di quanto esposto, la ricerca ha scoperto che che l’età e l’esperienza degli esperti interpellati non sono state motivo di differenziazione, mentre lo è stato (e non poco) il luogo d’origine degli intervistati. Mentre i ricercatori nordamericani prevedono che l’AI e la robotica superino gli esseri umani in 74 anni, i ricercatori asiatici attendono il sorpasso in soli 30 anni.

Le conclusioni

Per quanto il sondaggio condotto dal Future of Humanity Institute sia più che autorevole, non possiamo limitarci ad affermare che l’automazione farà sparire posti di lavoro, perchè ignoreremmo completamente il potenziale aumento di produttività che tale processo porta con sé. Se la crescita di produttività sarà tale da rilanciare la domanda, il risultato potrebbe essere la crescita di posti di lavoro. Questo è vero soprattutto quando le nuove tecnologie creano posti di lavoro che prima non esistevano (ci viene in mente il ruolo del Community Manager). In quei casi, qualsiasi posto di lavoro creato rappresenterà un contributo netto al mercato del lavoro. Pertanto, nel breve e medio periodo l’effetto principale dell’automazione non sarà necessariamente l’eliminazione di posti di lavoro, ma una loro ridefinizione. Di fronte al cambiamento delle competenze e delle attività richieste in ambito economico la risposta degli Stati non dovrebbe essere l’allarmismo, ma il rilancio degli investimenti strategici nel campo dell’istruzione, per assorbire l’impatto dell’AI con tutte le competenze necessarie a sfruttarla al meglio e gestire correttamente il contraccolpo sulla forza lavoro meno qualificata.

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