Come analizzare l’oscuro linguaggio degli analisti: persone le cui scelte sono spesso assimilabili al lancio delle freccette

Un consiglio d’acquisto (Buy) chiamato in mille modi differenti

Per sottolineare i titoli azionari preferiti dagli analisti, oltre al classico “Buy” (comprare) si registrano infinite variazioni sul tema, tra le quali Strong Buy, Speculative Buy, Action Buy, Accumulate, Outperform e Overweight (quest’ultimo ha avuto conseguenze involontariamente comiche quando è stato assegnato a titoli di società che fanno perdere peso alle persone in … sovrappeso – la cui traduzione è proprio… overweight). Tutte queste valutazioni vengono inoltre aggregate in liste di azioni preferite quali la Top Picks, la Conviction Buy, la Focus e la Fresh Money Ideas.

Fonte: BullsandBears.it

L’indicazione “Hold” (tenere in portafoglio) – spesso percepita dagli investitori esperti come un codice di quattro lettere che porta con sé un invito subliminale a “vendere” – ha una simile sfilza di “sinonimi”. Tra questi: In Line, Neutral, Market Perform, Perform, Sector Perform, Equal Weight, Market Weight e Average.

Per ammorbidire lo “shock” – sempre molto raro – di dover affibbiare a un titolo il giudizio “Sell” (vendere; ancora oggi rappresenta solo il 5% circa di tutte le raccomandazioni degli analisti) ci sono diversi sinonimi più “morbidi”, tra cui Underperform, Reduce, Avoid e Underweight.

Fonte: Carlos Osorio | Toronto Star | Getty Images

Gli investitori istituzionali (e dopo questo articolo anche il parco buoi!) hanno imparato a filtrare i giudizi degli analisti, concentrandosi sull’analisi della relazione di gestione dei bilanci.

Nel frattempo, se non si ha bisogno di una raccomandazione su un titolo in tempo reale, talvolta basterà aspettare solo qualche minuto, al più qualche ora. Una delle più note banche d’affari americane ha infatti cambiato tre volte la valutazione di un importante titolo del Dow Jones nel corso di un unico giorno.

Fonte: sito web The New York Times

Bersagli in movimento

Gli obiettivi di prezzo rappresentano la previsione di un analista su quale valore un’azione raggiungerà entro un determinato periodo di tempo, in genere 12 mesi. A volte sono giusti, a volte sbagliati, ma certamente non dovrebbero essere considerati infallibili, per la semplice ragione che nessuno può prevedere con precisione il futuro.

Le previsioni più accattivanti possono fare notizia e, occasionalmente, far fare carriera a che le ha scritte. Nel Dicembre 1998, il controverso Henry Blodget di Oppenheimer diede un obiettivo a un anno sul titolo Amazon (AMZN) pari a 400 $, al tempo scambiato a circa 242 $. La profezia che si autoavvera ha visto le azioni aumentare di 46 $ nelle successive 24 ore, e superare i 400 $ in circa tre settimane.

Il grafico di Amazon nei giorni della “profezia” di Blodget

Fonte: Yahoo finance; valori del titolo non coincidenti perché incorporanti i successivi split azionari

La nuova fama di Blodget lo portò nel giro di pochi mesi a ricoprire una posizione di prestigio in Merrill Lynch (controllata da Bank of America – BAC).

All’inizio del 2011, un analista di Topeka Capital è stato il primo ad assegnare al titolo Apple (AAPL) un target a quattro cifre, proiettandola a 1001 $ poi aumentata a 1111 $ nel mese di Aprile. Questa impostazione può forse risultare un utile strumento di marketing e aiutare a “emergere” tra la folla degli analisti, ma di certo non fa dell’accuratezza e del buon senso il proprio punto di forza. A parziale discapito dell’analista in questione possiamo dire che, sterilizzando le quotazioni dallo split di 7 a 1 avvenuto nel 2014 … a Luglio 2015 Apple ha superato i 900 $ (a quattro anni e mezzo dalla profezia, peraltro…).

Il grafico di Apple nei giorni della “profezia” di Topeka Capital

Fonte: Yahoo finance; in evidenza lo split azionario: per comprendere il prezzo obiettivo assegnato da Topeka Capital si deve moltiplicare per 7 la colonna dei prezzi sulla destra: i massimi di metà 2015 saranno pertanto superiori a 900 $ – dati dal prodotto 130 x 7

Investitore stai attento!

Al di là di una certa avversione nel proporre un “Sell”, probabilmente la lamentela più comune sugli analisti azionari è che sono generosamente pagati per reagire agli eventi, piuttosto che anticiparli. Per fare alcuni esempi, nel 2012 l’azione Tempur (TPX) ricevette un downgrade “postdatato” un giorno dopo essere crollata del 48,73%, così come Nokia (NOK), solo ventiquattro ore dopo un calo del 15,77%, con il titolo ai nuovi minimi da 16 anni.

Il grafico di Nokia e il downgrade “ex post”

Fonte: Yahoo finance

Un altro comportamento che indispettisce gli investitori è il cosiddetto “effetto gregge” a cui gli analisti sono spesso inclini, con la pubblicazione di “grappoli” di consensi che si allineano al giudizio uscito per primo. Ad esempio, c’è stato un periodo in cui Apple ha avuto 45 raccomandazioni “Buy” e un solo “Sell”.

Un altro problema comune è rappresentato dai messaggi contraddittori, come quando un analista riduce il proprio obiettivo di prezzo, magari sostanzialmente, ma mantiene una raccomandazione generale rialzista.

Nonostante il tentativo di costruire muraglie cinesi tra i settori del Capital Markets e della Research Analysis delle banche d’affari, Wall Street rimane suscettibile a un palese conflitto di interesse. All’inizio del 2012, quattro delle cinque banche che hanno avuto un ruolo (e le relative profumate commissioni) nella quotazione di Zynga (ZNGA) sul Nasdaq, per pura coincidenza hanno avviato la copertura della società con “Buy”. La grafica seguente vi svela gli eventi occorsi successivamente.

Il grafico di Zynga tra fine 2011 e fine 2012 mette a nudo gli analisti

Fonte: Yahoo finance e nostre elaborazioni

Conclusioni

E quindi, gli equity researchers sono un ingranaggio della struttura commerciale delle banche di investimento utile a conseguire più affari possibili, e che danno indicazioni la cui probabilità di successo è assimilabile a quella di un lancio di freccette, o sono professionisti oggettivi e terze parti imparziali? La verità, come sempre, sta nel mezzo.

Certo, gli analisti sono spesso eccessivamente “rispettosi” verso il management aziendale e il loro ruolo è per certi versi intrinsecamente carico di conflitti di interesse. L’ottimismo mediamente professato in favore delle azioni sotto copertura dovrebbe essere considerato dagli investitori con un sano grado di scetticismo.

Detto questo, i migliori analisti svolgono un servizio inestimabile analizzando con intelligenza, attraverso interessanti intuizioni e permettendo agli investitori (soprattutto i meno esperti) di farsi un’opinione critica sui vari aspetti che caratterizzano una società (il business, il settore, il trend borsistico, la valutazione aziendale, l’analisi dei dati di bilancio). Il tutto in un contesto lavorativo che li mette, per i motivi prima esposti, sotto forte pressione.

In ogni caso gli investitori, anziché subire passivamente le raccomandazioni degli analisti, devono anche capire che in ultima analisi non sono obbligati da nessuno a seguire pedissequamente i consigli dei cosiddetti “esperti”, le cui analisi andrebbero verificate personalmente, pur nei limiti delle proprie competenze e disponibilità di tempo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *