Per lavorare con l’Analisi Tecnica è necessario disporre di una serie storica di prezzi dei singoli titoli quotati (azioni, indici, valute, tassi di cambio, …), con la quale costruire un grafico tra quelli utilizzati dagli analisti (esempi qui, qui e qui). L’unità di misura del tempo e quella dei prezzi non sono ovviamente confrontabili e ciò introduce un forte elemento di discrezionalità nella scelta della scala di misura da utilizzare: aritmetica o logaritmica?

La scala aritmetica attribuisce la stessa distanza a identiche variazioni “assolute” dei prezzi. Se il prezzo di un titolo passa da 40 a 80 Euro e, qualche tempo dopo, da 400 a 440 Euro, l’ampiezza dei due incrementi – sempre di 40 Euro – sarà identica nella scale delle ordinate. Tuttavia, i due incrementi sono estremamente differenti in termini “sostanziali”: il primo è un aumento del 100%, il secondo soltanto del 10%. Ciò rende molto difficile analizzare un’attività finanziaria che presenti nel tempo escursioni molto ampie.

Un modo per risolvere il problema è passare alla scala logaritmica. Tale scala attribuisce la stessa distanza a uguali variazioni percentuali: in tal caso, un aumento da 400 a 440 Euro corrisponde ad un aumento da 40 a 44 Euro, ovvero un aumento del 10% in entrambi i casi.

Ecco lo stesso grafico… nelle due differenti scale

Scala aritmetica:

Fonte: Fool.com

Scala logaritmica:

Fonte: Fool.com

Esistono vari criteri per riprodurre sotto forma di grafico le varie serie storiche. Di seguito riportiamo i principali.

1. Grafico Lineare (Line Chart)

Viene costruito unendo con una linea continua i prezzi di chiusura delle singole giornate. Si ritiene che il prezzo di chiusura sia quello più significativo perché rappresenta il prezzo “finale” su cui il mercato converge.

Fonte: Yahoo financeIl limite di tale approccio è che si perdono almeno due informazioni molto importanti:

  • l’escursione giornaliera (che dà importanti indicazioni sulla volatilità);
  • la direzionalità della giornata (livello della chiusura rispetto all’apertura).

In genere è utilizzato da chi vuole dare particolare rilievo al solo prezzo di chiusura, oppure quando si dispone di un valore unico come ad esempio accade per i Fondi Comuni d’Investimento.

2. Grafico a Barre (Bar Chart)

Questo grafico tiene in considerazione i prezzi dell’intera seduta. Si ottiene creando una barra verticale che rappresenta l’escursione tra il minimo e il massimo della giornata, evidenziando con un segmento orizzontale sulla sinistra il prezzo di apertura e con uno sulla destra il prezzo di chiusura.

Fonte: Internet

Rispetto al grafico lineare consente di analizzare l’escursione della giornata (e quindi la volatilità) e la direzionalità. Il grafico a barre può essere utilizzato anche per periodi più lunghi della giornata oppure per periodi molto brevi (1 ora, ma anche 5 minuti): per i grafici intraday (che Wikipedia, qui, considera speculazione…)  bisogna perciò scomporre la giornata in tanti periodi per ognuno dei quali si rileva “apertura”, minimo, massimo e “chiusura”. Il grafico a barre è molto valido, ma utilizzabile solo in presenza di banche dati storiche che riportino tutti i prezzi della giornata e non solo quelli di chiusura.

3. Grafico a Candele (Candlesticks)

Questo tipo di grafico veniva utilizzato dagli antichi commercianti giapponesi che se ne servivano per prevedere le evoluzioni future del prezzo del riso. Nel grafico a candele, come in quello a barre, sono considerati i prezzi dell’intera giornata, registrandone l’escursione tra il massimo e il minimo con una barra verticale. Esso si differenzia però dal grafico a barre in quanto i prezzi di apertura e chiusura non vengono semplicemente rappresentati con una barretta orizzontale, ma sono uniti tra loro da un rettangolo (il “corpo” della candela o “body”) più o meno lungo, di colore (solitamente) nero quando il prezzo di chiusura è inferiore al prezzo di apertura e di colore (solitamente) bianco nel caso contrario (prezzo di chiusura superiore al prezzo di apertura). Con il grafico a candele si può quindi velocemente verificare se nel corso della giornata il titolo è salito (candela bianca) o se è sceso (candela nera).

Fonte: Probe-meteo.com, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26047737

Fonte: Probe-meteo.com, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26048221

Quanto più il corpo della candela è lungo tanto maggiore sarà la forza del movimento. Le linee sopra e sotto il corpo si chiamano “shadows” (ombre): la loro lunghezza rispetto al corpo dà un’idea dell’indecisione del mercato (nella seduta analizzata).

Quando una o entrambe le ombre sono assenti significa che la giornata ha avuto una forte direzionalità.

Esaminando due o tre candele successive si possono individuare delle figure o “patterns” che possono dare delle indicazioni preziose sul movimento.

Di seguito le principali configurazioni al rialzo (Bullish), neutrali (Basic) e al ribasso (Bearish)

Fonte: Internet

4. Grafico Punto e Figura (Point & Figure)

Questo grafico, molto utilizzato dagli analisti statunitensi, permette di individuare l’andamento del titolo eliminando la fissità della sequenza temporale e filtrando piccoli movimenti che, pur non alterando le tendenze di fondo, ne rendono più difficile l’interpretazione.

Individuata un’unità di escursione (il cosiddetto “box”) si procede a riportare sul grafico un simbolo (punto o croce) nella colonna di punti o di croci a seconda che il prezzo del titolo stia scendendo (se ci troviamo in una fase ribassista) o salendo (se ci troviamo in una fase rialzista) di quella determinata unità di escursione. Tanto più è grande il “box” tanto più il grafico sarà “ripulito” dai movimenti minori: la scelta del “giusto” box dipende dall’esperienza e dal tipo di operatività – con orizzonte temporale più o meno lungo – che si intende adottare.

La peculiarità di questo tipo di grafico è che per dare inizio ad una colonna di croci, se fino ad ora si stavano tracciando dei punti, il titolo deve registrare un rialzo di due o tre unità di escursione a seconda dei parametri prefissati. Per invertire il trend in essere occorre cioè una variazione di una entità consistente, chiamata “reversal”. Il reversal si può fissare uguale a due, tre, “enne” volte il box: anche la scelta del reversal, come quella del box, è soggettiva e dipende dall’esperienza e dall’operatività.

Ecco, visivamente, di cosa stiamo parlando…

Fonte: Wikipedia (in ascissa: tempo; in ordinata: valori azionari, Dollari)

Nell’esempio sopra, il box è impostato pari a 5 $ e la reversal è pari a 3 boxes.

L’entità del box – e del corrispondente reversal – non può essere una variabile indipendente dalla volatilità del mercato e dalla propensione al rischio del trader.

Ogni trader deve scegliere quelli più confacenti alla propria operatività. In linea di massima si può dire che al crescere del box vengono eliminati gli elementi di disturbo, correndo però il rischio di “filtrare” eccessivamente il mercato. Lo stesso discorso vale per il reversal: se è piccolo, si rischia di avere molti falsi segnali che non rappresentano delle vere inversioni di trend; ma se è troppo grande si rischia di avere un segnale di inversione troppo tardi, quando il mercato ha già fatto parecchia strada.

Prendiamo il seguente esempio: ipotizziamo che oggi il titolo in questione quoti 20 Euro e fissiamo l’unità di escursione a 0,5 Euro e l’entità dell’inversione in 2 unità di escursione (2 x 0,5 Euro = 1 Euro). Il titolo si sta muovendo in una fase ribassista per cui stiamo registrando sul grafico una colonna di punti.

Quando il titolo passerà da 20 a 19,5 Euro (scendendo di 0,5 Euro), tracceremo un altro punto; per dare inizio a una colonna di croci dobbiamo aspettare che il titolo salga dall’ultimo punto registrato di 2 x 0,5 Euro. Inizieremo, quindi, a tracciare la colonna delle croci solo se da 19,5 Euro (ultima quotazione) si porterà a 20,5 Euro.

Nella prossima puntata, vedremo come si identificano graficamente i supporti e le resistenze, nonché come si individua un trend (rialzista e ribassista).

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